Oggi Apple segna come preannunciato a Giugno una nuova era per il Mac e per Apple stessa. Il processore M1 sui nuovi MacBook Air, Mac Mini e MacBook Pro 13” offre innumerevoli vantaggi per qualsiasi utente e ciò che possiamo osservare oggi è solo la punta di un iceberg del quale ancora non siamo in grado di vedere la massa d’impatto che avrà nel prossimo futuro.
Da sempre Apple ci insegna che l’innovazione scaturisce da un cambio di visione e oggi il fulcro di tutto sembra essere non più la potenza ma l’efficienza che si traduce poi in alte prestazioni. Provo a spiegare in maniera più semplice possibile i due concetti chiave menzionati ieri in riferimento al processore M1:
- 5 Nanometer Process Technology (o 5nm) che permette di produrre componenti ancora più piccole rispetto allo standard precedente a 7 nanometri.
- Unified Memory Architecture che, anche grazie alla sopracitata 5nm, permette di allocare tutte le componenti adibite al calcolo e all’elaborazione dati in un unico chip.
Ipotizza di vivere in un piccolo paese di provincia. Il tuo ufficio è a 40km da casa, magari hai un bambino da portare al mattino all’asilo in un altro paese, vicino ma non tanto, magari neanche di strada rispetto al tragitto che fai per raggiungere il lavoro. D’un tratto la tua azienda apre una sede nella via di casa tua con la possibilità di avere l’asilo aziendale. Ora la tua quotidianità è cambiata. Hai tutto a due passi e non hai più i lunghi tempi morti passati in auto dati dal muoverti da un paese a un altro e consumi anche meno benzina perché ora hai tutto più vicino. Ecco come fa M1 a essere più veloce e allo stesso tempo abbattere il consumo di batteria.
Quindi in sostanza è “solo” tutto più piccolo e più vicino? Non proprio! All’interno dell’M1 ci sono un processore e un motore grafico a 8-core, quindi ad altissime prestazioni, e un Neural Engine, per intenderci la parte adibita all’intelligenza artificiale, a 16-core. Questa efficienza permette quindi di sprigionare ancora più potenza con consumi di energia inferiori ai processori attuali.
Un’altra grande innovazione è come Apple ha deciso di guidare questa transizione per arrivare a più persone possibili. La storia ci insegna che cambiare tipologia di processore traccia un confine netto e invalicabile tra il “prima” e il “dopo” perché quello che funzionava con i vecchi processori non funzionerà con i nuovi e viceversa. Per Apple Silicon invece non c’è un prima e un dopo, c’è solo “ADESSO”, infatti offre la possibilità di lanciare programmi pensati per i classici processori Intel grazie a Rosetta 2 o in maniera nativa. Permetterà inoltre per la prima volta di vivere su Mac applicazioni iOS per un’esperienza ancora più globale. Chissà come questa novità potrà cambiare, ancora una volta, il mondo degli sviluppatori e questo ecosistema virtuoso che Apple ha saputo creare giorno dopo giorno.
Oggi non è solo il giorno in cui arrivano dei nuovi Mac, non è il giorno in cui Apple lancia il suo nuovo processore, oggi è il giorno in cui Apple chiude un cerchio, un cerchio perfetto.